Stefano Azzarà - “Democrazia cercasi” su La Gazzetta del Sud
Dalla Gazzetta del Sud 4 settembre 2014.
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Il saggio del messinese Stefano Azzarà
Tra la sconfitta della sinistra e Renzi-Bonaparte
Francesco Musolino
«La democrazia ha un inizio ma purtroppo, come tutto ciò che è nella
storia, può anche avere una fine». Lo studioso d’origini messinesi
Stefano G. Azzarà nel suo ultimo libro “Democrazia Cercasi. Dalla caduta
del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra, bonapartismo
postmoderno e impotenza della filosofia in Italia” (Imprimatur Editore,
pp. 336) in un dialogo aperto con il lettore, s’interroga circa lo stato
di salute della democrazia in Italia, in un periodo storico segnato
dalla tecnocrazia imposta dai dettami economici europei, col rischio di
tendenze autoritaristiche favorite dallo svuotamento della
partecipazione politica. Azzarà – già allievo all’università di Messina
del prof. Girolamo Cotroneo e oggi docente di Storia della filosofia
politica all’Università di Urbino – presenterà il suo libro a Messina,
lunedì alle 18 al Feltrinelli Point, dialogando col prof. Federico
Martino e il consigliere comunale di Messina Gino Sturniolo.
Professore, cos’è successo alla sinistra italiana dopo la caduta di Berlusconi?
«Certamente il governo di Silvio Berlusconi era logoro politicamente
ma le dinamiche della sua caduta sono il frutto di pressioni anomale e
convergenti, tanto nazionali che internazionali. La decadenza della
sinistra italiana comincia alla fine degli anni 80 e oggi abbiamo di
fronte la sua naturale evoluzione; del resto l’attuale programma del Pd è
molto più a destra di quello di Forza Italia nel ’94».
Nel suo libro afferma che la democrazia è in pericolo. Perché?
«Mi riferisco alla democrazia moderna, ovvero quel regime in cui
viviamo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, segnato da diritti
civili, garanzie formali e l’attiva partecipazione popolare. Ma negli
ultimi trent’anni abbiamo assistito allo smantellamento progressivo
dello stato sociale con la fine dei suddetti diritti, ponendo fine
all’uguaglianza dei cittadini sul piano formale e il progressivo
rafforzamento del potere esecutivo del governo a scapito del Parlamento e
della rappresentanza popolare».
Lei definisce Matteo Renzi la “Bestia” che è stata a lungo evocata dal mondo politico.
«Il successo carismatico di Renzi rientra in un generale processo di
personalismo, di bonapartizzazione della vita politica italiana,
cominciato con Berlusconi. Se durante le primarie del Pd, le alte sfere
del partito erano fortemente avverse al renzismo, oggi tutti sono stati
cooptati. Ciò è stato possibile perché Renzi non segna affatto un
cambiamento, anzi, il suo avvento è stato preparato nel corso di
vent’anni; del resto è l’erede di una serie di politiche di stampo
neo-liberale approvate anche dalla sinistra già a partire dal primo
governo Prodi».
In quest’ottica lei è preoccupato per l’avvenire?
«La fine della democrazia moderna non significa necessariamente
l’avvento d’un regime autoritario. Tuttavia siamo già immersi in un
nuovo modello democratico in cui gli spazi di rappresentanza delle
istanze sociali diminuiscono e diventa sempre più forte il ruolo
dell’esecutivo, guidato da istanze tecnocratiche».
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