“Altro che vittoria schiacciante della sinistra: l’uscita di scena del Cavaliere ha favorito in realtà il consolidamento di un’unica vastissima destra".

"La sinistra può oggi finalmente governare e può distribuire un bonus di ottanta euro al proprio bacino elettorale; ma può farlo solo rinunciando a se stessa e intestandosi il programma altrui”.


“Nata solo dopo il 1945, alla fine della Guerra fredda la democrazia cessa perciò di esistere nella sua figura moderna e ne prende una postmoderna. Per poi assumere nuove forme sempre più ‘autoritarie’ [...] Nella semicolonia statunitense di lingua italiana la democrazia è dunque in via di cessazione. E la deriva della sinistra ne è da tempo l’accompagnamento spensierato”.

“La democrazia ha un inizio ma purtroppo, come tutto ciò che è nella storia, può anche avere una fine e deperisce subito quando i rapporti di forza in una società sono eccessivamente squilibrati. E quando, di conseguenza, le parti più forti prevalgono in maniera schiacciante sulle altre [...] Senza nessun bisogno di chiamare in causa la P2 o chissà quali trame oscure, ciò che sta avvenendo è la normalità del programma e della prassi politica liberale nel momento in cui gli interessi delle classi dominanti non trovano più un’efficace risposta nel conflitto organizzato e consapevole delle classi subalterne”.

lunedì 8 dicembre 2014

Il simulacro della democrazia italiana. Un pamphlet politico-filosofico di Stefano G. Azzarà

Damiano Palano, che ringrazio, è ordinario di Filosofia politica alla Cattolica di Milano [SGA].
Il simulacro della democrazia italiana. Un pamphlet politico-filosofico di Stefano G. Azzarà

di Damiano Palano sabato 15 novembre 2014 su Maelstrom

... Da questo panorama fuoriesce invece con decisione il nuovo volume di Stefano G. Azzarà, Democrazia cercasi. Dalla caduta del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra, bonapartismo postmoderno e impotenza della filosofia in Italia (Imprimatur, pp. 333, euro 16.00), forse il primo testo che in modo articolato utilizza la categoria di «bonapartismo» per interpretare il «renzismo». Azzarà non nasconde la propria impostazione marxista, un’impostazione teorica che naturalmente per molti sarebbe un motivo sufficiente per non sfogliare nemmeno il suo libro. Anche se il marxismo di Azzarà – un marxismo che guarda soprattutto a Gramsci, ma anche ad autori contemporanei come Domenico Losurdo – talvolta finisce con l’imbrigliare l’analisi in una terminologia ingombrante, è invece difficile non concordare con molte delle tesi di Democrazia cercasi, o quantomeno con la rilettura della storia italiana degli ultimi trent’anni che propone...

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